Alcune persone portano dentro di sé una gravità esistenziale, una malinconia di fondo che le rende interiormente più pesanti e riflessive rispetto agli altri. Vivono il mondo con una profondità che le isola, come se stessero in un punto più basso dell’anima, dove le emozioni non scorrono in superficie ma si depositano lentamente. In queste nature più serie e pensierose, tuttavia, accade qualcosa di paradossale: proprio i sentimenti più intensi e tumultuosi – l’amore e l’odio – invece di schiacciarle ulteriormente, le fanno salire momentaneamente in alto. Ciò che per molti rappresenta un peso, un fardello emotivo che confonde e destabilizza, per loro diventa una sorta di alleggerimento, un varco verso la superficie della vita. È come se la forza bruciante delle passioni rompesse, per qualche istante, il guscio della malinconia e permettesse di emergere, di essere più visibili e vitali. Il conflitto, la tensione e l’estrema intensità affettiva aprono una via di fuga dalla tristezza sotterranea, trasformando quella che in altri è catena in una possibilità di movimento. In questo rovesciamento si rivela quanto la struttura interiore degli esseri umani sia diversa: ciò che opprime qualcuno, può accidentalmente liberare un altro, e le stesse esperienze emotive che sfiancano molti diventano, per alcuni, occasione di leggerezza e auto-rivelazione.