Il passato è come una tomba che non rende più i suoi morti.— Gabriele D'Annunzio
Il passato è come una tomba che non rende più i suoi morti.
Il piacere è il più certo mezzo di conoscimento offertoci dalla Natura e colui il quale molto ha sofferto è men sapiente di colui il quale ha molto gioito.
Tutto ritorna; e la saggezza è vana. La saggezza non val legno ficulno, né zàccaro caprino. Io voglio, alunno di Libero, fini di fine insana.
Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare.
Laudata sii per la tua pura morte, o Sera, e per l'attesa che in te fa palpitare le prime stelle!
Il rimpianto è il vano pascolo di uno spirito disoccupato.
Il passato non sta mai fermo un attimo: è mobile come una bandiera in una giornata di vento. Visto con gli occhi del presente, tende continuamente a modificarsi, fino a diventare quello che Sant'Agostino definiva «il presente del passato».
Il passato è la sostanza di cui è fatto il tempo; perciò questo diviene subito passato.
La cosa migliore per vivere bene è avere un passato stupendo e non ricordarlo mai.
Colui che si volge a guardare il suo passato, non merita di avere futuro avanti a sè.
L'unico fascino del passato è che è passato.
Il passato è solo il presente diventato invisibile e muto; e dato che è invisibile e muto, le suo occhiate memorizzate e i suoi mormorii sono infinitamente precisi: Noi siamo il passato del domani.
Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze.
Del passato dovremmo riprendere i fuochi, e non le sue ceneri.
Il passato è costruito a partire dal presente, il quale seleziona ciò che, ai suoi occhi, è storico, vale a dire precisamente ciò che, nel passato, si sviluppa per produrre il presente.
Non si può ripetere il passato.