Autunno, stagione sleale.— Gesualdo Bufalino
Autunno, stagione sleale.
Un'idea innaffiata dal sangue dei martiri non è detto che sia meno stupida di un'altra.
Fra imbecilli che vogliono cambiare tutto e mascalzoni che non vogliono cambiare niente, com'è difficile scegliere!
Del resto, previdenza e follia in me han fatto sempre tutt'uno, né ho mai rinunziato all'impossibile con la debole scusa che era, appunto, impossibile.
Spesso in un amico cerchiamo niente di più che un orecchio.
Pregare, altro vizio solitario.
Autunno mansueto, io mi posseggo e piego alle tue acque a bermi il cielo, fuga soave d'alberi e d'abissi.
L'autunno ti conquista con questo, il suo muto appello alla simpatia per il suo decadimento.
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.
Mangiabili in verno o d'estate e fino all'autunno inoltrato, ma allora c'ha il nome cambiato e si chiamano marrons glacés.
L'autunno è la mia stagione preferita a Los Angeles, guardo gli uccelli cambiare colore e cadere dagli alberi.
Era uno di quei perfetti giorni autunnali inglesi che ricorrono più frequentemente nella memoria che nella vita.
Tutto ciò che accade è usuale e familiare come le rose in primavera e il raccolto in autunno.
Nessuna bellezza di primavera, nessuna bellezza estiva ha la grazia che ho visto in un volto autunnale.
Non c'è che una stagione: l'estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L'autunno la ricorda, l'inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla.