Chi sa ridere è padrone del mondo.— Giacomo Leopardi
Chi sa ridere è padrone del mondo.
A conoscere perfettamente i pregi di un'opera perfetta o vicina alla perfezione, e capace veramente dell'immortalità, non basta essere assuefatto a scrivere, ma bisogna saperlo fare quasi così perfettamente come lo scrittore medesimo che hassi a giudicare.
Il genere umano e, dal solo individuo in fuori, qualunque minima porzione di esso, si divide in due parti: gli uni usano prepotenza, gli altri la soffrono.
Le grandi verità e massime nell'astratto e nel metafisico e nel psicologico ec. non si scuoprono se non per un quasi entusiasmo della ragione, né da altri che da chi è capace di questo entusiasmo.
Un desiderio quand'è tale? Solo quando è appunto un desiderio. Dopo che lo raggiungi pervade e governa solo il vuoto.
A che scopo dobbiamo vivere, se non per essere presi in giro dai nostri vicini e ridere di loro a nostra volta?
Ridere di sé è facile, ridere del mondo un po' meno. Ridere, ridere solamente, impossibile.
Del senno di poi si può sempre ridere e anche di quello di prima, perché non serve.
Il riso, questa compulsione fisica a tutti nota, è prodotta dallo spettacolo inaspettato della nostra superiorità sugli altri.
Siamo sulla Terra per ridere. Non potremo più farlo in purgatorio o all'inferno. E in paradiso sarebbe sconveniente.
Ridere significa essere liberi dai falsi idoli del mondo che vogliono essere adorati e dalla tracotante serietà della vita che rende schiavi.
Dieci volte al giorno devi ridere ed essere allegro: altrimenti lo stomaco, che è il padre di ogni mestizia, ti disturberà nella notte.
La più perduta di tutte le giornate è quella in cui non si è riso.
Benedetto colui che ride di sé stesso, se non sia per evitare il riso degli altri.
La giornata più perduta di tutte è quella in cui non si è riso.