Nessuno resta quello che è quando gli portano via tutto.— Giorgio Faletti
Nessuno resta quello che è quando gli portano via tutto.
A quel mondo oscuro Marco si abbandonò e il buio lo accolse perché al buio ormai apparteneva.
Ci sono dei confronti che la vita non promette di evitare, ma permette al massimo di rinviare.
C'è solo un modo per rimediare al male, ed è combatterlo con lo stesso male.
Questo era un altro rimorso che non sarebbe mai riuscito a diventare un rimpianto.
Ci sono ferite, anche se piccole, che non smettono mai di sanguinare.
Nessun uomo può perdere ciò che non ha mai avuto.
La perdita di cui non ci si avvede non è una perdita.
Talvolta il miglior guadagno è nel perdere.
Una perdita che non si conosce è una perdita totale.
Perdere se stessi. Una volta che si sia trovato se stesso, bisogna essere capace di tempo in tempo di perdersi e poi di ritrovarsi: presupposto che si sia un pensatore. A questo è infatti dannoso essere legato sempre a una stessa cosa.
Talvolta, durante una discussione o un litigio, occorre saper perdere subito per farlo con eleganza. Così nel sumo, se per vincere a tutti i costi si ricorre all'imbroglio, si è peggio che perdenti, si è al tempo stesso sconfitti e indegni.
Non importa se si perde la partita, ma conta come la si perde e in che modo mutiamo noi a causa di questa sconfitta, e poi conta quel che ne ricaviamo, qualcosa che prima non avevamo e che potremo applicare ad altre partite. Perdere è in questo caso vincere.
Quando perdi, non perdere la lezione.
È inevitabile tanto perdere la vita, quanto perdere i beni e, se lo comprendiamo, questo è proprio un conforto. Impara a perdere tutto serenamente: dobbiamo morire.