Nessuno resta quello che è quando gli portano via tutto.— Giorgio Faletti
Nessuno resta quello che è quando gli portano via tutto.
Uomini hanno vissuto per pensare e altri non hanno potuto farlo per essere stati costretti alla sola incombenza di sopravvivere.
C'è stato un periodo in cui tutto pareva immobile nella sua perfezione, come se il tempo non fosse in movimento ma fissato sulla cartolina di un'estate felice.
Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare.
L'amore è così difficile da trovare e così facile da perdere.
Il tempo è una brutta bestia. A volte confonde la memoria, a volte si limita a schivarla per lasciarla intatta.
È inevitabile tanto perdere la vita, quanto perdere i beni e, se lo comprendiamo, questo è proprio un conforto. Impara a perdere tutto serenamente: dobbiamo morire.
Una perdita che non si conosce è una perdita totale.
Nessun uomo può perdere ciò che non ha mai avuto.
Non importa se si perde la partita, ma conta come la si perde e in che modo mutiamo noi a causa di questa sconfitta, e poi conta quel che ne ricaviamo, qualcosa che prima non avevamo e che potremo applicare ad altre partite. Perdere è in questo caso vincere.
Talvolta, durante una discussione o un litigio, occorre saper perdere subito per farlo con eleganza. Così nel sumo, se per vincere a tutti i costi si ricorre all'imbroglio, si è peggio che perdenti, si è al tempo stesso sconfitti e indegni.
Quando perdi, non perdere la lezione.
Perdere se stessi. Una volta che si sia trovato se stesso, bisogna essere capace di tempo in tempo di perdersi e poi di ritrovarsi: presupposto che si sia un pensatore. A questo è infatti dannoso essere legato sempre a una stessa cosa.
La perdita di cui non ci si avvede non è una perdita.
È vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.