Una perdita che non si conosce è una perdita totale.
Molti ricevono consigli, ma pochi ne approfittano.
È ben più pericoloso il nemico che si nasconde nel nostro cuore.
Non conosce la paura degli agguati chi non li sa tendere.
Un Dio dovrebbe amare fermamente ed essere saggio.
La fortuna è come il vetro: più brilla, più è fragile.
È inevitabile tanto perdere la vita, quanto perdere i beni e, se lo comprendiamo, questo è proprio un conforto. Impara a perdere tutto serenamente: dobbiamo morire.
La perdita di cui non ci si avvede non è una perdita.
Nessun uomo può perdere ciò che non ha mai avuto.
Talvolta, durante una discussione o un litigio, occorre saper perdere subito per farlo con eleganza. Così nel sumo, se per vincere a tutti i costi si ricorre all'imbroglio, si è peggio che perdenti, si è al tempo stesso sconfitti e indegni.
Quando perdi, non perdere la lezione.
Non importa se si perde la partita, ma conta come la si perde e in che modo mutiamo noi a causa di questa sconfitta, e poi conta quel che ne ricaviamo, qualcosa che prima non avevamo e che potremo applicare ad altre partite. Perdere è in questo caso vincere.
Perdere se stessi. Una volta che si sia trovato se stesso, bisogna essere capace di tempo in tempo di perdersi e poi di ritrovarsi: presupposto che si sia un pensatore. A questo è infatti dannoso essere legato sempre a una stessa cosa.
Nessuno resta quello che è quando gli portano via tutto.
Talvolta il miglior guadagno è nel perdere.