I poveri sono le brioches dell'anima.
Tentiamo una definizione: lo scrittore è colui che è sommamente, eroicamente incompetente di letteratura.
Producete, producete cultura: è il vostro mestiere, e soprattutto è il contrario della letteratura.
Il problema della vita è quello di migliorare ininterrottamente, giorno dopo giorno, ora dopo ora.
A D'Annunzio non interessa trasmettere alcunché, vuole solo costruire delle strutture e per costruire saccheggia la totalità del vocabolario italiano.
Scheletro, uomo delle tenebre, resuscitato e insieme morto irreparabilmente, doppiamente esperto di morte, rifiutato dal tempo, autore di libri inesistenti, sbagliati, impossibili, io, lo scrittore.
Ricordo un'infanzia di povertà dominata da seri problemi economici. La mia rivalsa è stata la scuola. Sono quasi sempre stata la più brava della classe.
La felicità non viene dal possedere un gran numero di cose, ma deriva dall'orgoglio del lavoro che si fa; la povertà si può vincere con un sistema costruttivo ed è di fondamentale importanza combattere l'ingiustizia anche a costo della propria vita.
La povertà non disonora nessuno, ma è maledettamente incomoda.
Perché tanta gente dovrebbe essere ridotta a tanta povertà per il bene di così pochi? La Società avrà dunque per scopo puntuale quello di liberare il lavoratore dalla sua miseria.
I ricchi non possono vivere su un'isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti una possibilità.
Se la povertà è madre del crimine, la stupidità ne è il padre.
Molti parlano dei poveri, ma pochi parlano con i poveri.
Chi pensa di potersi permettere di essere negligente non è lontano dalla povertà.
Quello di essere poveri e di voler vivere da ricchi è un vizio molto diffuso.
La scuola della povertà è la nulrice dei grandi animi.