Se non poniamo fine alla guerra, la guerra porrà fine a noi.
La storia del genere umano diventa sempre più una gara fra l'istruzione e la catastrofe.
La pubblicità è la menzogna legalizzata.
La nostra vera nazionalità è l'umanità.
Pubblicità. L'arte d'insegnare alla gente a desiderare determinate cose.
Gli uomini, infinitamente soddisfatti di se stessi, percorrevano il globo in lungo e in largo dietro alle loro piccole faccende, tranquilli nella loro sicurezza d'esser padroni della materia. Non è escluso che i microbi sotto il microscopio facciano lo stesso.
La guerra non consiste solo di battaglie, o dell'atto di combattere, ma di un periodo di tempo, in cui la volontà di contendere in battaglia è sufficientemente nota.
Quando scoppia una guerra, la gente dice: "Non durerà, è cosa troppo stupida". E non vi è dubbio che una guerra sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare.
Più che una fine della guerra, vogliamo la fine dei principi di tutte le guerre.
In guerra come in amore per venire a termine bisogna avvicinarsi.
Finché la guerra sarà considerata una cosa malvagia, conserverà il suo fascino; quando sarà considerata volgare, cesserà di essere popolare.
La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.
Quanto più siamo forti, tanto meno probabile è la guerra.
La guerra è un gioco, che i re, se i loro sudditi fossero saggi, non giocherebbero mai.
La guerra in un primo momento è la speranza che a uno possa andar meglio, poi l'attesa che all'altro vada peggio, quindi la soddisfazione perché l'altro non sta per niente meglio e infine la sorpresa perché a tutti e due va peggio.
Nei tempi antichi è stato scritto che è dolce e opportuno morire per la propria patria. Ma nella guerra moderna non c'è niente di dolce o di opportuno nella morte. Si muore come cani senza un valido motivo.