Pubblicità. L'arte d'insegnare alla gente a desiderare determinate cose.
Un animale può essere feroce e anche astuto, ma per mentire bene non c'è che l'uomo.
Se non poniamo fine alla guerra, la guerra porrà fine a noi.
Questo è sempre stato il destino dell'energia nei tempi di pace: avvicinarsi all'arte e all'erotismo per poi languire e spegnersi.
Gli uomini, infinitamente soddisfatti di se stessi, percorrevano il globo in lungo e in largo dietro alle loro piccole faccende, tranquilli nella loro sicurezza d'esser padroni della materia. Non è escluso che i microbi sotto il microscopio facciano lo stesso.
La nostra vera nazionalità è l'umanità.
La pubblicità ha soltanto una ragione d'essere: quella di agganciare la curiosità del pubblico con la massima originalità, la massima sintesi, il massimo dinamismo, la massima simultaneità e la massima portata mondiale.
Anche Dio crede nella pubblicità; infatti ha messo campane in ognuna delle sue chiese.
La pubblicità ci fa desiderare quello che non abbiamo e disprezzare quello che già abbiamo. Crea incessantemente l'insoddisfazione e la tensione del desiderio frustrato.
La pubblicità insegna alla gente a non fidarsi del proprio giudizio. La pubblicità insegna alla gente a essere stupida.
La pubblicità è la menzogna legalizzata.
Esiste una vita al di fuori dei cartelloni pubblicitari.
Tutti gli scandali aiutano la pubblicità perché non c'è migliore pubblicità della cattiva pubblicità.
Tutto è pubblicità. Anche la cultura in TV si trasforma in spot.
La pubblicità è il rumore di un bastone in un secchio di rifiuti.
Ci sono enormi bilanci pubblicitari solo quando non c'è nessuna differenza tra i prodotti. Se i prodotti fossero davvero diversi, la gente comprerebbe quello migliore.