Temere l'amore è temere la vita, e chi teme la vita è già per tre quarti morto.
— Indro Montanelli
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La nostra interpretazione
Il messaggio mette in stretta relazione il modo in cui ci si pone di fronte all’amore con il modo in cui si affronta l’esistenza stessa. L’amore non è considerato un semplice sentimento accessorio o un lusso dell’anima, ma una dimensione essenziale del vivere. Chi lo teme, in realtà teme ciò che la vita porta con sé: vulnerabilità, rischio, esposizione al dolore, ma anche pienezza, intensità e autentica partecipazione al mondo. Rinunciare all’amore per paura di soffrire significa accettare una forma di sopravvivenza ridotta, una vita vissuta con il freno a mano tirato, in cui si preferisce l’illusione della sicurezza alla ricchezza dell’esperienza.
Il timore eccessivo di essere feriti conduce a una chiusura progressiva: meno si ama, meno ci si apre; meno ci si espone, meno si vive davvero. L’esistenza diventa allora un insieme di gesti ripetuti, privi di profondità emotiva. In questo senso, chi rifiuta l’amore rinuncia a una parte fondamentale della propria umanità e accetta una sorta di morte anticipata, non nel corpo, ma nello spirito. Solo chi accetta il rischio di amare, con la sua quota inevitabile di incertezza, può dire di partecipare pienamente alla vita, di esserne davvero presente protagonista e non semplice spettatore distante.
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