L'amore è donare quello che non si ha a qualcuno che non lo vuole.

Jacques Lacan
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La nostra interpretazione

L’amore viene presentato come un gesto profondamente paradossale: un offrire qualcosa che, in fondo, manca a chi dona, e destinarlo a una persona che non è in grado di accoglierlo o non lo desidera. L’atto di amare appare allora come un movimento di mancanza che si rivolge a un’altra mancanza. Non c’è pienezza, non c’è possesso sicuro di un sentimento o di un bene da consegnare all’altro; c’è invece un vuoto che cerca un altro vuoto, una tensione verso qualcosa che sfugge. Questo mette in crisi l’idea romantica di amore come fusione armoniosa e soddisfacente. L’esperienza amorosa diventa inquieta, attraversata dall’incomprensione, dal rifiuto, dal fraintendimento. Chi ama offre sogni, desideri, promesse, parti di sé che non possiede completamente, e si espone al rischio di non essere riconosciuto. In questo senso, amare implica una radicale vulnerabilità: esporsi sapendo che l’altro può non rispondere, non capire, non volere ciò che viene dato. Eppure, proprio in questa sproporzione e in questa asimmetria si manifesta la forza e la verità dell’amore: qualcosa che non si esaurisce nella reciprocità garantita, ma si gioca nella distanza, nel rischio di perdere, nella consapevolezza che l’altro resta irriducibilmente libero e opaco. L’amore diventa così l’esperienza di un dono che non si controlla, che non assicura un ritorno, e che proprio per questo rivela il limite e la fragile grandezza dell’essere umano.

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