Il viaggio è nella testa.
Se Dio esiste, non c'è bisogno di crederci. Se ci si crede, vuole dire che l'evidenza del suo esistere è morta.
Le statistiche sono una forma di realizzazione del desiderio, proprio come i sogni.
Tutto è pubblicità. Anche la cultura in TV si trasforma in spot.
L'amore parla molto, è un discorso. Si dichiara, e spesso culmina in questa dichiarazione in cui finisce: atto linguistico altamente ambiguo, quasi indecente.
Un viaggio, per quanto terribile possa essere, nel ricordo si trasforma in qualcosa di meraviglioso.
Viaggiare non è altro che una seccatura: di problemi ce ne sono sempre più che a sufficienza dove sei.
Conta il viaggio che il sogno ti fa fare. Conta non stare mai fermi, non importa dove arrivi, tanto poi devi ripartire.
Non c'è bisogno di viaggiare nel tempo per essere degli storici.
Il nostro viaggiare su e giù indica, oltre che curiosità, anche un bisogno, ma di che? Che cosa ci manca?
Leggere, scrivere, è dovere; viaggiare, è potere.
Esistono cammini senza viaggiatori. Ma vi sono ancor più viaggiatori che non hanno i loro sentieri.
Uno dei piaceri del viaggio è immergersi dove gli altri sono destinati a risiedere, e uscirne intatti, riempiti dell'allegria maligna di abbandonarli alla loro sorte.
Perché ti meravigli tanto se viaggiando ti sei annoiato? Portandoti dietro te stesso hai finito col viaggiare proprio con quell'individuo dal quale volevi fuggire.
Viaggiare non è veramente piacevole, si va incontro all'ignoto e l'ignoto è qualche volta sgradevole e sempre traumatico; però fa bene.