Amatevi l'un l'altro, ma non fate dell'amore un'alleanza che vi incateni. Riempite ciascuno la coppa dell'altro, ma non bevete solo da una stessa coppa. Mettetevi fianco a fianco, ma non troppo vicini. Perché la quercia non si rialza all'ombra del cipresso.

Khalil Gibran
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La nostra interpretazione

L’idea centrale è che l’amore autentico non coincide con il possesso, né con la fusione totale di due persone, ma con una vicinanza che permette a ciascuno di rimanere se stesso. Il legame affettivo viene descritto come un incontro di due individui completi, non come due metà che si annullano l’una nell’altra. Ciascuno mantiene la propria autonomia, i propri spazi interiori, le proprie fonti di nutrimento spirituale, pur condividendo con l’altro ciò che ha di più prezioso. La relazione viene presentata come un cammino affiancato: si cammina nella stessa direzione, ma senza sovrapporsi al punto da oscurare la crescita dell’altro. L’immagine degli alberi suggerisce la necessità di luce e spazio per crescere: quando uno domina completamente, l’altro fatica a svilupparsi. L’affetto, quindi, non diventa mai una catena o una dipendenza, ma un incoraggiamento reciproco alla realizzazione personale. Ne emerge una visione dell’amore in cui la libertà non è minaccia, bensì condizione indispensabile per la profondità del legame. La presenza dell’altro arricchisce, ma non sostituisce la responsabilità verso se stessi. Il dono non implica il sacrificio della propria identità, bensì la capacità di condividere senza annullarsi. In questo modo il rapporto diventa uno spazio di crescita condivisa, in cui la vicinanza nutre, ma non soffoca.

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