L'amore è più temerario che l'odio.
— Baltasar Gracián
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La nostra interpretazione
L’idea centrale mette in luce il carattere profondamente coraggioso dell’amore. Odiare è facile: spesso nasce come reazione istintiva alla paura, alla ferita, al rifiuto. Chi odia si protegge, costruisce muri, si convince di essere al sicuro respingendo l’altro. L’amore, invece, espone, rende vulnerabili, costringe a mostrarsi senza difese. Richiede di fidarsi, di rischiare il rifiuto, il tradimento, la perdita. In questo senso è un atto di grande ardimento: sceglie di aprirsi dove sarebbe più semplice chiudersi.
C’è un altro aspetto: l’odio spesso segue la strada della semplificazione, divide il mondo in amici e nemici, riduce l’altro a un’idea. L’amore tenta di comprendere, di includere, di vedere la complessità delle persone e delle situazioni. Questo implica fatica, rinuncia alle certezze assolute, volontà di mettersi in discussione. Ci vuole più forza per costruire che per distruggere, più forza per perdonare che per serbare rancore.
L’amore, nella sua forma più autentica, è quindi una sfida continua alla paura, alla diffidenza, alla tendenza a chiudersi in se stessi. Non è ingenuità, ma scelta consapevole di esporsi al rischio pur di mantenere vivo un legame, una possibilità di incontro, un senso di umanità condivisa. Dove l’odio si nutre di sospetto e di distanza, l’amore osa avvicinarsi e restare, anche quando non ha alcuna garanzia di essere ricambiato o compreso. In questo risiede la sua vera temerarietà.
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