A me fa stare bene l'idea che le mie canzoni siano fischiettate un po' da tutti, non mi importa da chi o da quale ceto sociale, e ancora di più se sono suonate voce e chitarra.
Sotto gli occhi annoiati e distratti del mondo la pallottola è in canna in bella calligrafia la giustizia che aspetti è uguale per tutti ma le sentenze sono un pelo in ritardo avvocati che alzano il calice al cielo sentendosi Dio.
È il mondo che dice tu pensa alla salute... che c'è chi pensa a quello a cui non pensi tu!
Siamo il culo sulla sedia, il dramma, la commedia il facile rimedio; Siamo l'arroganza che non ha paura siamo quelli a cui non devi chiedere fattura!
Nelle prime interviste, come qualsiasi rocker che vuole sboroneggiare, dicevo: non mi vedo a cinquant'anni a fare questo, adesso non solo mi ci vedo, ma guardo con attenzione gli Stones. Ci sto ancora bene sul palco a "ballare sul mondo".
Baciami, le parole che sai già. Baciami, il sangue mentre gira.
Alcune delle migliori canzoni che conosco sono quelle che non ho scritto ancora.
La canzone è una penna e un foglio così fragili fra queste dita, è quel che non è, è l'erba voglio ma può esser complessa come la vita.
È il migliore dei mestieri, fare canzoni; e subito dopo viene cantarle.
Come diceva Fabrizio, una canzone può anche non servire, ma conviene sempre scriverla.
Io cerco di scrivere canzoni ispirandomi ai discorsi che si possono fare sui tram, in mezzo alla gente, dove ti rendi subito conto dell'andazzo sociale. Non voglio dare insegnamenti, voglio soltanto fare il cronista.
La canzone è una vecchia fidanzata con cui passerei ancora molto volentieri buona parte della mia vita, sempre e soltanto nel caso di essere ben accetto.
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