La canzone è una penna e un foglio così fragili fra queste dita, è quel che non è, è l'erba voglio ma può esser complessa come la vita.
Genova non sa ancora niente, lenta agonizza, fuoco e rumore, ma come quella vita giovane spenta, Genova muore.
Odio il gusto del retorico, il miracolo economico / il valore permanente e duraturo.
E l'Asia par che dorma ma sta sospesa in aria l'immensa, millenaria sua cultura.
Noi corriamo sempre in una direzione ma qual sia e che senso abbia chi lo sa?
Ride chi ha nel cuore l'odio e nella mente la paura.
È il migliore dei mestieri, fare canzoni; e subito dopo viene cantarle.
Alcune delle migliori canzoni che conosco sono quelle che non ho scritto ancora.
Come diceva Fabrizio, una canzone può anche non servire, ma conviene sempre scriverla.
A me fa stare bene l'idea che le mie canzoni siano fischiettate un po' da tutti, non mi importa da chi o da quale ceto sociale, e ancora di più se sono suonate voce e chitarra.
Io cerco di scrivere canzoni ispirandomi ai discorsi che si possono fare sui tram, in mezzo alla gente, dove ti rendi subito conto dell'andazzo sociale. Non voglio dare insegnamenti, voglio soltanto fare il cronista.
La canzone è una vecchia fidanzata con cui passerei ancora molto volentieri buona parte della mia vita, sempre e soltanto nel caso di essere ben accetto.
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