Amarsi è questo: escludere d'essere i soli al mondo, i soli ad esser soli amando, sterminandola l'invincibile armata.
— Lucio Battisti
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La nostra interpretazione
Nel sentimento descritto emerge l’idea che l’amore autentico non si vive come un’esperienza isolata e unica al mondo, ma come parte di una condizione umana condivisa. Due persone che si amano profondamente riconoscono che il loro legame, pur speciale e irripetibile nelle sue sfumature, appartiene a una storia più grande, popolata da altre coppie, altre solitudini, altre attese. Questa consapevolezza non impoverisce il loro rapporto, anzi lo rende più vero, perché lo libera dall’illusione narcisistica di essere un’eccezione assoluta.
La solitudine, quando si ama, non scompare del tutto: resta una parte intima, insondabile, che ogni individuo porta dentro di sé. Tuttavia, nel momento in cui si accetta che quella solitudine è comune a molti, che non si è gli unici a sentirsi soli anche amando, si abbatte un esercito invisibile fatto di orgoglio, chiusura e incomunicabilità. L’“invincibile armata” è la somma di tutti i muri interiori che separano, di tutte le convinzioni che ci fanno credere incomprensibili, inavvicinabili, irrimediabilmente soli.
Amare, allora, significa anche ridimensionare il proprio ego, lasciare che l’esperienza personale si intrecci con quella universale. Più che un privilegio esclusivo, è un ponte verso gli altri: la capacità di riconoscere negli altri la stessa fragilità, la stessa sete di vicinanza, la stessa paura di non essere compresi. In questo gesto di riconoscimento reciproco, l’amore diventa più lucido e più puro, capace di unire senza possedere, di consolare senza illudere di essere gli unici ad aver scoperto la profondità del sentire.