Vive eterno colui che vive nel presente.— Ludwig Wittgenstein
Vive eterno colui che vive nel presente.
La differenza fra un buon architetto e un cattivo architetto consiste oggi nel fatto che quest'ultimo soccombe a ogni tentazione, mentre l'altro le resiste.
Nella vita, invero, non è mai la proposizione matematica stessa a servirci: la proposizione matematica l'usiamo solo per concludere da proposizioni, che non appartengono alla matematica, ad altre, che parimenti non appartengono ad essa.
L'immagine è un fatto.
È così difficile trovare l'inizio. O meglio: è difficile cominciare dall'inizio. E non tentare di andare ancor più indietro.
Dopo aver guardato un temporale, alla domanda: "Quante gocce di pioggia hai visto?" la risposta più adatta è "molte": non che il numero preciso non esista, ma non lo si può conoscere.
Che viviamo a fare, se non per renderci la vita meno complicata a vicenda?
Vivere è ricordarsi.
Forse è questo il peccato originale, essere incapaci di amare e di essere felici, di vivere a fondo il tempo, l'istante, senza smania di bruciarlo, di farlo finire presto.
Vivere bene è la miglior vendetta.
Si vive una sola volta e quest'unica volta si vive nel provvisorio, nella vana attesa del giorno in cui dovrebbe cominciare la vera vita. Così passa l'esistenza.
Vivere in modo semplice significa respirare l'aria della vera libertà. Non soffocare nell'aria viziata di possedimenti inutili!
Che cosa servono a quel tizio ottant'anni trascorsi nell'inerzia? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita, e non è morto tardi, ma lentamente.
A ben considerare, il nostro cosìdetto senso di vivere non consisterà, forse, nella previsione di poter ripetere infinite volte ciò che una volta campiamo?
Che non tutti possano vivere allo stesso modo, lo capisco, ma la differenza può essere tanto grande?
Per vivere, un uomo ha bisogno di cibo, di acqua e di una mente acuta.