La povertà non è privazione, è isolamento.
L'inconscio è una forza potente, ma non infallibile. Non sempre il nostro computer interno è un raggio di luce che illumina all'istante la «verità».
La cultura a cui apparteniamo e l'eredità che ci hanno trasmesso i nostri antenati plasmano i risultati che sapremo conseguire.
Per imparare a migliorare la qualità delle nostre decisioni, dobbiamo accettare la natura misteriosa dei giudizi istantanei.
Non basta chiedersi come sono fatte le persone di successo. Per chiarire quale sia la logica per cui alcuni ottengono il successo che sfugge ad altri, dobbiamo chiederci da dove vengono.
Il successo è una funzione della perseveranza, della caparbietà e della propensione a impegnare ventidue minuti per trovare il senso a qualcosa che la maggior parte delle persone lascerebbe perdere dopo 30 secondi.
Le imperfezioni ci fanno conoscere la nostra grande miseria.
La miseria aguzza il pugnale dell'assassino; prostituisce la donna; corrompe il cittadino; trova satelliti al dispotismo.
Sono indispensabili due elementi: la consapevolezza di essere miseri e oppressi, e la convinzione che miseria e oppressione non fanno parte dell'ordine naturale del mondo.
All'uomo che ha soltanto un martello, ogni cosa che vede inizia a somigliare ad un chiodo.
Anche la miseria è un'eredità.
L'eroina. La droga dei miserabili.
La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.
La prossima volta che ti viene voglia di lamentarti per qualcosa, ricordati che il tuo bidone dell'immondizia probabilmente è nutrito meglio del trenta per cento della popolazione mondiale.
Un uomo affamato non è un uomo libero.
La miseria, quando è miseria davvero, la intendono tutti: anche i ragazzi.