Ci si crede puri finché si disprezza quel che non si desidera.— Marguerite Yourcenar
Ci si crede puri finché si disprezza quel che non si desidera.
Il piacere è troppo effimero, la musica ci solleva un momento soltanto per poi lasciarci più tristi, ma il sonno è una compensazione. Anche quando ci ha lasciati, abbiamo bisogno di qualche secondo per ricominciare a soffrire.
È forse meglio non accorgersi delle lacrime, quando non possiamo consolarle.
Uno dei pochi vantaggi che riconosco al fatto di invecchiare consiste nella possibilità di gettar la maschera in ogni cosa.
La bellezza di un dono diminuisce, quando colui che lo fa non gli attribuisce importanza.
L'infanzia e la vecchiaia non solo si ricongiungono ma sono i due stati più profondi che è dato di vivere.
Il desiderio, muovendo sempre verso ciò che ci è più contrario, ci costringe ad amare quel che ci farà soffrire.
L'uomo non può figurarsi la vita senza includervi il desiderio del suo bene personale. Per ciascun uomo, vivere è lo stesso che desiderare e cercar di raggiungere questo suo bene personale; e desiderarlo e raggiungerlo è lo stesso che vivere.
Per certi uomini l'azione è tanto più impedita quanto più forte è il desiderio.
La gente accetta di adattare i propri desideri, farseli snaturare e indirizzare su oggetti, su automobili e vestiti e apparecchi elettronici e giocattoli inutili che servono a far dimenticare cosa è diventato il mondo.
Fin quando l'uomo non ha dominato il desiderio, non ha dominato nulla. E non lo domina quasi mai.
Tutti i nostri desideri impossibili sono il segno del nostro destino e diventano buoni per noi proprio nel momento in cui non speriamo più di realizzarli.
L'aver desideri smoderati è da fanciullo, non da uomo.
Non patisce mancanza chi non sente desiderio.
Tendiamo sempre verso ciò che è proibito, e desideriamo quello che ci è negato.
I desideri non cambiano le cose.