L'altro non potrà mai colmare il vuoto che ci portiamo dentro. Esattamente come noi non potremo mai colmare il suo. Il vuoto lo si può solo attraversare.
— Michela Marzano
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La nostra interpretazione
Il pensiero mette al centro il tema del vuoto interiore, di quella mancanza originaria che abita ogni persona e che nessun altro essere umano può realmente riempire. L’illusione che l’amore o una relazione possano guarire ogni ferita viene smascherata: l’altro non è un salvatore, ma un compagno di strada, con un proprio vuoto da affrontare. Ne emerge una visione esigente dell’amore, che non si fonda sulla fusione o sulla dipendenza, ma sul riconoscimento dei limiti reciproci. Invece di chiedere all’altro di colmare le nostre paure, le nostre insicurezze e le nostre solitudini, viene indicata la necessità di attraversare personalmente quel vuoto, di sostenerne il peso e di imparare a starci dentro.
L’amore, in questo quadro, non è la soluzione magica alla sofferenza, ma può diventare un luogo di verità, dove si smette di usare l’altro come anestetico. Si apre così l’idea di una relazione più matura, in cui ciascuno si assume la responsabilità della propria fragilità. Attraversare il vuoto significa accettare la propria incompiutezza, rinunciare all’idealizzazione dell’altro e imparare a vivere con una mancanza che non è un difetto, ma una componente strutturale dell’esistenza. Solo da questa consapevolezza può nascere un legame più autentico, meno fondato sul bisogno e più sul desiderio libero di condividere il cammino, senza la pretesa di salvarsi a vicenda.
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