L'opposto dell'amore non è l'odio. L'opposto dell'amore è l'indifferenza. L'odio invece è davvero simile all'amore. Consumarsi per l'odio verso una persona equivale in fondo ad amarla dato che il tempo e l'intensità sono identici.
— Marilyn Manson
1
La nostra interpretazione
L’idea centrale ruota attorno alla distinzione tra coinvolgimento emotivo e distacco. Odiare qualcuno significa comunque dedicargli tempo, pensiero, energia interiore. L’odio mantiene un legame intenso, quasi ossessivo, che brucia risorse emotive e mentali. In questo senso non è così lontano dall’amore: entrambi mettono al centro un’altra persona, entrambi richiedono un investimento profondo, entrambi consumano. Ciò che segna davvero la fine o l’assenza di un sentimento non è lo scontro violento delle emozioni, ma il vuoto in cui l’altro smette di avere importanza. Quando subentra il totale disinteresse, non c’è più un ‘tu’ verso cui dirigere pensieri o passioni; esiste solo il silenzio emotivo.
Questo rovescia una visione comune, secondo cui l’odio sarebbe il massimo opposto dell’amore. In realtà l’odio è ancora una forma di dipendenza, quasi un amore deformato, che ne conserva intensità e centralità, ma in chiave distruttiva. L’indifferenza, invece, è una distanza gelida, in cui non si prova più bisogno, nostalgia, rabbia o desiderio. L’altro cessa di contare. Da questo punto di vista, il vero opposto dell’amore non è l’esplosione di sentimenti negativi, ma l’assenza completa di sentimento, il non provare più nulla. È lì che un legame è davvero spezzato e non ha più possibilità di trasformarsi o rinascere.