Amare è un'avventura senza mappa né bussola dove solo la prudenza porta fuori strada.
— Romain Gary
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La nostra interpretazione
L’esperienza dell’amore viene presentata come un viaggio privo di coordinate, dove non esistono strumenti sicuri per orientarsi o regole predefinite da seguire. Non c’è garanzia di controllo, non c’è una rotta prestabilita che prometta di evitare il dolore o l’errore. Proprio in questa assenza di certezze si manifesta la sua autenticità: amare significa accettare il rischio dell’imprevisto, il disequilibrio, la vulnerabilità davanti all’altro. La razionalità, quando si trasforma in calcolo eccessivo, si tramuta in una falsa protezione. La prudenza, spinta oltre un certo limite, diventa un rifugio che impedisce di esporsi, di lasciarsi davvero toccare e trasformare. Così, ciò che dovrebbe difendere dal pericolo finisce per tradursi in distanza, chiusura, rinuncia. La vera deriva non nasce dall’abbandono fiducioso all’intensità del sentimento, ma da un controllo così rigido da soffocare la possibilità stessa di un incontro autentico. L’amore viene quindi inteso come avventura coraggiosa, affidata alla capacità di perdersi un po’ nell’altro, accettando che la strada si scopra solo camminando, senza manuali, senza garanzie, ma con una disponibilità interiore radicale. In questa fiducia imperfetta risiede la sua forza più profonda.