La consapevolezza è una malattia.
Sono convinto che la riflessione aumenti la paura.
Accade invariabilmente che il punto di partenza della saggezza sia la paura.
La scienza è un cimitero di idee morte anche se ne può uscire la vita.
La sofferenza dei monaci e della monache, dei solitari d'ambo i sessi, non è una sofferenza della sessualità ma di maternità e di paternità, cioè di finalità.
La fede che non dubita non è fede.
Forse siamo delle marionette - delle marionette controllate dai vincoli della società. Ma almeno siamo marionette dotate di percezione, di consapevolezza. E forse la nostra consapevolezza è il primo passo verso la nostra liberazione.
Per la prima volta nella sua vita pura di ragazzo gli si affacciò alla mente una vaga idea di ciò che è la vita, che ci spinge tutti a lottare, a volte con gran serenità e a volte con una grande tristezza.
Il potere di una persona è soprattutto il potere di credere in se stessa. Spesso ben oltre ogni capacità latente precedentemente dimostrata. La mente è l'atleta, il corpo è semplicemente il mezzo da essa usato.
Attraverso la consapevolezza di sé ci si rende conto che la guarigione è una delle forze più potenti che sostengono la vita.
Quando diventate consapevoli del silenzio, immediatamente vi è quello stato di quieta vigilanza interiore. Siete presenti. Avete fatto un passo fuori da migliaia di anni di condizionamento umano collettivo.
Inizio della salvezza è la conoscenza della colpa.
Meglio sapere di essere disprezzato, che vedersi disprezzato e adulato a un tempo.
Chi non ha guardato negli occhi un bambino almeno una volta, leggendovi una critica, lo sguardo accigliato e consapevole di un prigioniero?
La presenza è più che esserci soltanto.
L'uomo è il più disgraziato degli animali: insieme alla imbecillitas corporis, comune a tutti i viventi, possiede anche la inquietudo animi, ovvero la consapevolezza di dover muorire.