Le lingue, come le religioni, vivono di eresie.
La sofferenza dei monaci e della monache, dei solitari d'ambo i sessi, non è una sofferenza della sessualità ma di maternità e di paternità, cioè di finalità.
Prendere un'abitudine è cominciare a cessare di essere.
L'uomo, per il semplice fatto di essere uomo, di aver coscienza di sé, è, in confronto all'asino o al granchio, un animale malato. La coscienza è malattia.
I medici si agitano in questo dilemma: o lasciar morire l'ammalato per timore di ucciderlo o ucciderlo per timore che muoia.
Colui che vuole tutto quello che accade, ottiene che accada quello che egli vuole.
Un'eresia, se ottenga la vittoria, cambia nome e si chiama ortodossia.
L'eresia di un'era diventa l'ortodossia dell'era seguente.
Ogni eresia è l'esagerazione mostruosa di un aspetto della verità.
L'eresia è il frutto di un po' di scienza e d'ozio.
Eretico sarà chi accenda il rogo, non già colei che vi brucerà dentro!
Tutte le eresie sono bandiera di una realtà dell'esclusione. Gratta l'eresia, troverai il lebbroso. Ogni battaglia contro l'eresia vuole solamente questo: che il lebbroso rimanga tale.