È la vita. A volte credi che due occhi ti guardino e invece non ti vedono neanche. A volte credi d'aver trovato qualcuno che cercavi e invece non hai trovato nessuno. Succede. E se non succede, è un miracolo. Ma i miracoli non durano mai.
— Oriana Fallaci
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La nostra interpretazione
Il testo mette al centro l’esperienza del disincanto affettivo e umano. Esprime la distanza dolorosa tra ciò che si spera e ciò che accade davvero: si crede di essere visti, riconosciuti, importanti per qualcuno, ma in realtà si rimane invisibili. Lo sguardo dell’altro, che dovrebbe confermare la propria presenza e il proprio valore, risulta vuoto, distratto, incapace di cogliere chi si ha davanti. Allo stesso modo, si è convinti di aver finalmente trovato una persona significativa, quella che si cercava da tempo, ma a conti fatti ci si accorge che non c’è nessun incontro autentico, solo un’illusione proiettata sul vuoto.
In questo quadro, l’uso della parola “miracolo” per indicare quei rari momenti in cui l’illusione non si rompe mette in luce quanto siano eccezionali e fragili le relazioni che funzionano davvero. Quando l’altro vede, comprende e ricambia, l’esperienza appare quasi sovrannaturale, fuori dalla norma. Tuttavia anche questi momenti sono destinati a non durare: l’incanto iniziale si logora, la realtà torna a imporsi con le sue delusioni e le sue mancanze. Ne emerge una visione amara e lucida delle relazioni umane, in cui l’errore di valutazione, l’autoinganno e l’amore non corrisposto sembrano la regola, mentre la vera reciprocità è rara, temporanea e sempre in pericolo. La vita appare così come una successione di incontri incompiuti, tentativi falliti di trovare qualcuno che veda davvero chi siamo, attraversata dalla consapevolezza che ciò che più desideriamo è anche ciò che più facilmente ci sfugge dalle mani.