La vera, forse l'unica identità cristiana è la santità.— Paolo Giuntella
La vera, forse l'unica identità cristiana è la santità.
La Chiesa non intende più dominare la società, ma camminare con gli uomini.
Noi sappiamo che la fede non è né una camomilla né una consolazione, ma una fonte di interrogativi, di inquietudini, di non appagamento.
Santità non è farsi lapidare in terra di Paganìa o baciare un lebbroso sulla bocca, ma fare la volontà di Dio, con prontezza, si tratti di restare al nostro posto, o di salire più alto.
Il santo piange, ed è umano. Dio tace. Per questo possiamo amare il santo ma non possiamo amare Dio.
Ci sono due parole che, per me, riassumono tutta la santità, tutto l'apostolato: "unione, amore".
Neppure i santi del Signore sono in grado di narrare tutte le sue meraviglie.
Santo. Peccatore morto, riveduto e corretto.
Dio ci scampi anche dai santi!
I nostri costumi sono stati corrotti a furia di comunicare con i santi.
Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Il Santo riscatta la storia dal suo peccato di essere esistenza. Entra nei disegni di Dio e libera l'umanità dalla schiavitù del potere, della abitudine e della desolante ipocrisia. Colui che possiede la vocazione è sempre libero.
I santi sono uomini mancati.