L’idea di misericordia viene presentata come un intreccio tra la fragilità umana e la capacità di amare. Il punto di partenza è il riconoscimento della miseria, intesa non solo come povertà materiale, ma come limite, ferita, peccato, bisogno profondo di aiuto e di senso. Il cuore, invece, rappresenta l’amore nella sua forma più autentica: non un sentimento passeggero, ma una disponibilità concreta a farsi carico dell’altro. La misericordia viene quindi descritta come un amore che non si scandalizza del limite, non giudica da lontano, ma si avvicina, abbraccia e assume su di sé la sofferenza altrui. Non si tratta di semplice pietà, né di un atteggiamento condiscendente, ma di una partecipazione reale: sentire l’indigenza dell’altro come se fosse propria. In questa prospettiva, l’amore non si limita a consolare, ma tende a liberare, a rialzare, a restituire dignità. La misericordia è così il movimento del cuore che scende nelle zone d’ombra dell’esistenza umana per illuminarle dall’interno, trasformando la debolezza in occasione di incontro e di rinascita.