Perché avevano vissuto insieme quanto bastava per accorgersi che l'amore era amore in qualsiasi tempo e in qualsiasi parte.
— Gabriel García Márquez
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La nostra interpretazione
Due persone hanno condiviso abbastanza tempo ed esperienza da comprendere che ciò che li unisce non dipende dalle circostanze esteriori. La durata della relazione, il luogo, l’età, le condizioni storiche o sociali smettono di essere il centro. Conta soltanto la qualità del sentimento che li lega. L’esperienza vissuta insieme permette di riconoscere che ciò che provano mantiene la propria essenza anche quando tutto il resto cambia: stagioni, città, ruoli, persino le fasi della vita.
Il sentimento descritto non è un entusiasmo passeggero, ma qualcosa che conserva la propria identità ovunque e comunque. Non ha bisogno di essere giustificato, spiegato o incasellato; si manifesta allo stesso modo sotto cieli diversi e in tempi diversi, come se avesse una natura propria, autonoma. L’unione tra queste persone diventa allora una sorta di misura del tempo: non viene determinata dalle lancette dell’orologio, ma le trascende.
C’è anche un’idea di maturazione: solo dopo aver condiviso esperienze sufficienti si arriva a riconoscere la continuità del sentimento. Non basta un istante di passione o un colpo di fulmine: è la vita vissuta insieme che permette di distinguere tra un affetto effimero e una presenza che resiste. Il riconoscimento finale non è ingenuo né idealizzato, ma nasce dall’osservazione concreta del proprio rapporto. In questa consapevolezza si afferma una verità semplice e radicale: quando un legame è autentico, conserva la sua natura in ogni luogo e in ogni epoca, e non ha bisogno di condizioni favorevoli per essere ciò che è.
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