Guai a chi non sa viaggiare.— Paul Morand
Guai a chi non sa viaggiare.
Inverno in Egitto, giugno a Parigi. Snobismo delle rondini.
La storia, come un idiota, meccanicamente si ripete.
Viaggiare è fuggire il proprio demone familiare, distanziare la propria ombra, seminare il proprio doppio.
L'esistenza di una donna molto carina somiglia a quella d'una lepre il giorno dell'apertura della caccia.
Un buon viaggiatore non dovrebbe esibirsi affermare, spiegare, ma tacere, ascoltare e comprendere.
Viaggiare in lungo e in largo porta ad una sensazione di chiusura; e il viaggio, così capace di ampliare la mente all'inizio, di fatto la contrae.
I grandi viaggi hanno questo di meraviglioso, che il loro incanto comincia prima della partenza stessa. Si aprono gli atlanti, si sogna sulle carte. Si ripetono i nomi magnifici di città sconosciute.
Non si viaggia per viaggiare, ma per aver viaggiato.
È ben difficile, in geografia come in morale, capire il mondo senza uscire di casa propria.
L'arte di vivere sta nel sentirti nello stesso modo a casa tua così come ti senti quando sei in viaggio.
L'inutile lavoro di vedere paesi diversi.
Il mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina.
Non migliora affatto il proprio stato chi cambia solamente luogo e non vita e abitudini.
Più i viaggi sono lontani, più si entra nel mondo.
Sta viaggiando: è entrato in quel misterioso gerundio dell'anima che è l'eterno presente del viaggio.