Così noi viviamo, per sempre prendendo congedo.— Rainer Maria Rilke
Così noi viviamo, per sempre prendendo congedo.
Il futuro entra in noi per trasformarsi in noi molto prima di essere accaduto.
Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.
L'esperienza artistica è così incredibilmente prossima a quella sessuale, alle sue pene e ai suoi piaceri, che i due fenomeni non sono in realtà che forme diverse di una identica brama e beatitudine.
Che cosa è mai la gloria se non la somma dei malintesi raccolti intorno a un grande nome?
Amare è durare.
Per noi che viviamo per piacere (agli altri), deve piacere vivere.
Vivere significa stare per il novanta per cento insieme a delle persone che non si possono soffrire.
Ha vissuto bene chi ha saputo bene stare nascosto.
Vivere significa sempre tendere in avanti, verso l'alto, verso la perfezione, e raggiungerla.
Io vivo per dominare la vita, non per essere schiavo.
Vivrò per sempre o morirò cercando di riuscirci.
Si dovrebbe stupirsi se fosse diverso: si accumula rabbie, umiliazioni, ferocie, angosce, pianti, frenesie e alla fine ci si trova un cancro, una nefrite, un diabete, una sclerosi che ci annienta. E voilà.
Spesso si vive come se fosse per sempre e ci si dimentica degli attimi.
Comincia a vivere subito e considera ogni giorno come una vita a sé.
Che viviamo a fare, se non per renderci la vita meno complicata a vicenda?