Chi si rallegra del male altrui, non troverà chi compianga il suo.
Ci sono secoli inquieti, secoli sicuri, secoli disastrosi, secoli trionfali, secoli bui, secoli luminosi; secoli felici non ce n'è.
Il pregiudizio può essere iniquo, ma risponde a una necessità di difesa.
Non è elegante quando si ha una superiorità, farla notare, ma è da screanzati mettere uno nella necessità di farla rilevare.
La verità è come il cauterio del chirurgo: brucia, ma risana.
Imparando a conoscere i mali della natura, si disprezza la morte; imparando a conoscere quelli della società, si disprezza la vita.
Un uomo, da solo, non può fare alcun male. Il male nasce dalla disunione fra le persone.
C'è una certa solidarietà e un'infamia condivisa tra il governo che fa il male e il popolo che lo lascia fare. Soffrire è una cosa venerabile, subire è una cosa disprezzabile.
Il concetto di rappresentare il male e poi distruggerlo è considerato importante, ma penso che ormai sia marcio. Questa idea che ogni volta che succede qualcosa di male, qualcuno in particolare può essere accusato e punito, nella vita così come nella politica non trova speranza.
Il male vince sempre grazie agli uomini dabbene che trae in inganno; e in ogni età si è avuta un'alleanza disastrosa tra abnorme ingenuità e abnorme peccato.
Vinci il male che puoi vincere: il male che non puoi vincere, sopporta.
Mai si fa il male così a fondo e così allegramente quando lo si fa per obbligo di coscienza.
Una verità su un male, se detta senza arte, è un male. Deve essere preziosa in sé. Allora concilia col male e col dolore per l'esistenza dei mali.
Non so se sto male perché impazzisco o se impazzisco perché sto male.