Vivere è illudersi di non morire mai.
L'umanità ci sta a farsi i complimenti fino a quando non viene uno a dire della loro inutilità. Allora si arrossisce, perché l'amor proprio viene stuzzicato.
E a ognuno casa sua, a ognuno il suo letto e l'ombra. Così la gente si arrende, al sonno.
Il ricordo ci lega a una parte consumata della nostra vita.
Ha chiesto molte volte al cuore di essere sincero e il cuore gli ha risposto che le belle donne andrebbero impiccate ed arse.
Si può, volendo, riportare l'intera arte del vivere a un buon uso del linguaggio.
Siccome questi terroristi sanguinari vogliono colpire il nostro modo di vivere, uno dei modi per rispondere è continuare a vivere come si vive in una democrazia.
Ognuno è cosmo tessuto di caos e bellezza. E vivere è esercitarsi a dominare quegli oceani interiori che ci generano e ci minacciano.
Viviamo, nell'imbrunire della coscienza, mai certi di cosa siamo o di cosa supponiamo essere.
Non vivere come se tu avessi ancora diecimila anni da vivere. Il fato incombe su di te. Finché vivi, finché ti è possibile, diventa buono.
Vivere è diventato un esercizio burocratico.
Ciò che si chiama ragione di vivere è allo stesso tempo un'eccellente ragione di morire.
Dubbio, risata, disinvoltura, insolenza, lentezza, ozio: elementi di una buona arte del vivere.
Non vi è che un modo per essere felici: vivere per gli altri.
Non stai vivendo se non sai di vivere.