Quando si è nella merda fino al collo, non resta che cantare.
Le idee si assomigliano in modo incredibile, quando si conoscono.
In me ci son sempre stati due pagliacci, oltre agli altri, quello che chiede soltanto di starsene dov'è e quello che s'immagina che più lontano si stia un po' meno peggio.
Partoriscono a cavallo di una tomba, il giorno splende un istante, ed è subito notte.
Niente è di più ridicolo della disgrazia, altrui naturalmente.
Le donne sono straordinarie con la loro mania di far dormire gli altri nel modo in cui loro gli rifanno il letto.
Sono 53 anni che mi guadagno il pane cantando, ma confesso di essere stanco. Mi piacerebbe andare in pensione e, magari trasferirmi in Brasile, con il mio pappagallo che vive con me da 37 anni.
Se voleva far cantare gli strumenti con voce speciale, unica e non ripetibile nei secoli, doveva tagliare il legname quando cantava.
È tutta colpa mia. Sono il mio peggior nemico. Il mio modo di cantare era precipitato e io con lui... È successo perché non facevo attenzione a come cantavo.
Perché filosofeggiare dal momento in cui possiamo cantare?
Questi giovanotti di oggi conoscono alla perfezione gli spartiti ma non sanno neppure cosa significa vomitare.
Un'opera è un posto dove un uomo viene pugnalato e, invece di morire, canta.
Fammi abbracciare una donna che stira cantando e poi fatti un po' prendere in giro prima di fare l'amore.
Io voglio cantare come cantano gli uccelli senza preoccuparmi di chi ascolta o di cosa pensi.
Non c'è nulla che tu possa fare che non sia possibile fare. Non c'è nulla che tu possa cantare che non sia possibile cantare.
Odio cantare. E anche ballare.