Tu eri la mia piccola ragazzinaE conoscevo ogni tua pauraQuale gioia era tenerti tra le bracciae baciarti via le lacrime ma adessote ne sei andata c'è solo dolore e nienteche possa fare e non voglio viverequesta vita se non posso viverla con te.

Sid Vicious
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La nostra interpretazione

Le parole esprimono il ricordo intenso di un legame profondamente intimo e protettivo, in cui una persona si sentiva responsabile delle paure e delle fragilità dell’altra. C’è la memoria di una vicinanza fisica e affettiva fatta di gesti semplici ma assoluti: abbracciare, consolare, asciugare le lacrime. In quel momento la presenza dell’amata dava un senso pieno all’esistenza, quasi fosse l’unica ragione di vita. Quando questa presenza viene meno, il mondo interiore si svuota e resta soltanto un dolore sordo, che sembra non lasciare spazio a nessuna possibilità di riscatto. L’idea centrale è che l’amore può diventare il centro totale dell’identità di qualcuno, al punto che la separazione non viene percepita solo come una perdita affettiva, ma come un crollo dell’intera struttura della vita. Non c’è rabbia, c’è piuttosto un’immensa impotenza: niente può essere fatto per cambiare la situazione, nessun gesto è sufficiente per riportare indietro chi se n’è andato. Da qui nasce la sensazione estrema che vivere senza quella persona non abbia più significato. Questo sentimento è insieme romantico e tragico: romantico perché esalta la dedizione assoluta, tragico perché mostra il prezzo di costruire la propria esistenza interamente sull’altro. L’intensità emotiva non si esprime in concetti complessi, ma nella nuda confessione di una dipendenza affettiva radicale, in cui amore e dolore diventano inseparabili. L’assenza non è solo una distanza fisica; è una frattura definitiva nel modo di percepire sé stessi e il futuro.

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