L'eleganza è comportarsi in solitudine come in società.
La grazia circonda l'eleganza e la riveste.
Nel corso degli anni ho imparato che ciò che è importante in un abito è la donna che lo indossa.
Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti... e poi tutta imbellettata e parata di abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere.
L'eleganza che appar di fuori non è mai perfetta, se non proviene primamente di dentro.
Siamo uomini pubblici e abbiamo dei doveri pubblici: anche quello di difendere un certo decoro e una certa eleganza nell'esprimere le nostre passioni.
Guai alla macchina che confessa la fatica del proprio lavoro; anche nelle macchine, come negli uomini, noi apprezziamo l'ermeticità dell'organismo, l'abilità del lavoro, l'eleganza dello sforzo.
La vera eleganza morale consiste nell'arte di travestire le proprie vittorie da sconfitte.
Visconti era generoso, sensibile, educato, tenero, ma mai «gentile». Tutto, in lui, era valutato in base al criterio dell'eleganza. La gentilezza non era elegante. A suo parere, solo la cattiveria lo era. Poteva divertirsi con chiunque come fa il gatto con il topo.
L'eleganza riguarda il fisico, e come qualità morale che non ha nulla in comune con l'abbigliamento. Si può vedere una contadina più elegante di una cosiddetta donna elegante.
La cosa più difficile al mondo è essere riconosciuto non per un logo, ma per una silhouette.