Ognuno ha in mente ciò che lo riguarda.
L'amore dà amarezza.
Nessuno da solo sa mai abbastanza.
Niente è più amichevole di un amico in difficoltà.
Un saggio impara dagli errori degli altri, uno stolto dai propri.
È umano amare, ed è ancor più umano il perdonare.
Dovremmo tutti fare un viaggio in Mongolia per ricordarci cosa significhi essere degli umani.
La lode degli altri deve seguirci spontaneamente; noi dobbiamo occuparci della cura di noi stessi.
La felicità è fuori dalla felicità. Non c'è felicità se non con consapevolezza. Ma la consapevolezza della felicità è infelice, perché sapersi felice è sapere che si sta attraversando la felicità e che si dovrà subito lasciarla. Sapere è uccidere, nella felicità come in tutto.
A un certo punto, quasi istintivamente, ci si volta indietro e si vede che un cancello è stato sprangato alle spalle nostre, chiudendo la via del ritorno.
Che dobbiamo morire, lo sappiamo; non è che l'ora ed i residui giorni che gli uomini si curano di sapere.
Non è ciò che tu sei che ti frena, ma ciò che tu pensi di non essere.
La consapevolezza... non ti si manifesta sminuzzata in pezzetti... Un 'fiume' o una 'corrente' sono le metafore con cui viene più naturalmente descritta.
Nel mentre che vive, l'uomo non ha sentimento della propria vita; deve passare un po' di tempo perché essa, al pari di un suono, gli si renda udibile.
Domandati molte volte al giorno: faccio in questo momento quello che devo fare?
I passi devono essere eseguiti non come esercizio, ma come un modo di riconoscere il potere.