L'opera d'arte è sempre una confessione.
L'osteria nella quale prendo i miei pasti è uno dei luoghi nei quali amo l'Italia. Entrano cani festosi, che nessuno sa di chi sono, bambini nudi con in mano un fiasco impagliato. Mangio, solo come il Papa, non parlo a nessuno, e mi diverto come a teatro.
Il portiere su e giù cammina come sentinella. Il pericolo lontano è ancora, ma se in un nembo s'avvicina oh allora una giovane fiera s'accovaccia e all'erta spia.
Ed è il pensiero della morte che, in fine, aiuta a vivere.
Arrivati a una certa età, non si può più discutere, si può solo imparare o insegnare. Imparare sarebbe, ancora, il meglio. Ma chi può insegnare a un vecchio? Deve imparare da se stesso, o sparire.
Se c'è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime, qualcosa che assecondi questo smisurato desiderio dell'infinito e del vago che chiamano anima, questa è l'arte.
Una passione sfrenata per l'arte è un cancro che divora ogni altra cosa.
L'arte e la matematica sono solo due facce della stessa litografia.
Farci sentire piccoli nel modo giusto è una funzione dell'arte; gli uomini possono farci sentire piccoli solo nel modo sbagliato.
L'arte, io non lo so se sia eterna o provvisoria, se la forma d'arte nella quale viviamo per molti secoli ci si sia connaturata come sangue, ma so che questa carica, che noi abbiamo oggi, è una carica di comprensione della vita.
L'arte è questo: scappare dalla normalità che ti vuole mangiare. Io fuggo sempre, e i miei disegni sono così perché so che possono essere cancellati, divorati in un attimo. Eppure so che uno di questi, almeno uno, o tanti, durerà milioni di anni.
Se il mondo fosse chiaro, l'arte non esisterebbe.
Un'opera che aspiri, per quanto umilmente, alla condizione di arte, dovrebbe portare in ogni riga la propria giustificazione.
L'arte non è una forma di propaganda, ma una forma di verità.
L'arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità.