Quando ci si accorge che l'amore del nostro partner nei nostri confronti va irrimediabilmente spegnendosi, un sano istinto di sopravvivenza imporrebbe di lasciarlo prima di essere lasciati, per evitare di aggiungere al dolore della separazione anche quello dell'abbandono.

Vannuccio Barbaro
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La nostra interpretazione

Quando il sentimento dell’altro si consuma lentamente, la relazione entra in una zona di pericolo emotivo. Chi se ne accorge per primo si trova davanti a un bivio: restare e subire il declino dell’affetto, oppure proteggersi e scegliere di andare via. In questo contesto entra in gioco l’istinto di conservazione, che spinge a evitare non solo la sofferenza inevitabile della separazione, ma soprattutto l’umiliazione e il trauma dell’essere lasciati. Interrompere il legame per primi non significa cinismo, ma tutela della propria dignità e del proprio equilibrio interiore. C’è anche una riflessione sul tempo: aspettare che l’altro prenda l’iniziativa, mentre il suo amore si spegne, significa prolungare un’agonia fatta di distacco, segnali ignorati, parole non dette. Agire con lucidità permette di riconoscere che un amore non è più reciproco e di assumersi la responsabilità di chiudere un capitolo prima che degeneri. In questo modo, il dolore resta, ma non si trasforma in senso di rifiuto, tradimento o abbandono. È una forma di rispetto verso se stessi: accettare la fine di un sentimento senza restare prigionieri della speranza o della paura, e scegliere di andarsene in piedi, prima di essere lasciati a terra.

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