Ha cuor villano, e libertà non merta chi l'amico lasciò nella catena.
— Vincenzo Monti
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La nostra interpretazione
In queste parole emerge un giudizio netto e severo su chi abbandona una persona a cui è legato nel momento del bisogno più oscuro. Il riferimento alla catena richiama una situazione estrema: prigionia, oppressione, dolore, che può essere letta sia in senso letterale sia simbolico. Quando qualcuno a cui si è legati soffre, è solo o è ingiustamente trattenuto, il comportamento di chi gli sta intorno rivela la vera natura del suo cuore. Chi si tira indietro, chi si allontana per paura, convenienza o egoismo viene descritto come dotato di un’anima meschina, incapace di nobiltà e generosità. Non solo viene condannato moralmente, ma gli si nega anche il diritto di godere pienamente della libertà, come se la libertà autentica fosse un privilegio riservato a chi sa restare fedele. La lealtà verso l’altro, soprattutto nei frangenti più duri, diventa così la misura della dignità umana: non basta essere liberi di fatto, occorre meritare la libertà attraverso il coraggio di non voltare le spalle a chi è incatenato, fisicamente o interiormente. Chi non sostiene l’amico nel momento della prova tradisce non solo l’amicizia, ma anche il valore profondo della propria umanità.