Chiamami solo amore, e sarò ribattezzato.

William Shakespeare
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La nostra interpretazione

Un individuo chiede di essere chiamato con il nome dell’amore, come se quel semplice appellativo avesse il potere di trasformare la sua identità più profonda. Non si tratta di un gesto superficiale, ma di una vera e propria rinascita interiore: assumere quel nome equivale a lasciare alle spalle ciò che si era e a nascere di nuovo dentro una relazione affettiva. L’amore diventa così una forza battezzante, un rito simbolico capace di purificare, di restituire un nuovo inizio, di dare un senso diverso alla vita di chi parla. In questa prospettiva, la persona amata possiede un potere quasi sacrale: attraverso una semplice parola può ridisegnare confini, storia e destino dell’altro. Il desiderio di essere rinominati rivela una totale disponibilità a identificarsi con il sentimento che unisce, come se non contasse più il passato, il ruolo sociale o il nome di nascita. Resta solo il bisogno di appartenere a un legame che definisce tutto. L’amore non è allora un dettaglio dell’esistenza, ma il suo centro: un nuovo nome, una nuova identità, un nuovo mondo interiore che prende forma a partire dallo sguardo e dalla voce dell’altro.

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