Pascola sulle mie labbra; e se quelle colline saranno asciutte, vaga più in basso, dove sono le fontane del piacere.

William Shakespeare
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La nostra interpretazione

Le parole evocano un incontro profondamente sensuale, in cui il corpo dell’amato diventa un paesaggio vivo, fatto di colline e fonti, da esplorare senza pudore. L’immagine del pascolare sulle labbra suggerisce un contatto delicato ma insistente, un avvicinarsi lento e gustato, come se ogni gesto fosse un atto di contemplazione e di desiderio al tempo stesso. Quando le labbra, simbolo dell’inizio del contatto, non bastano più, lo sguardo e il desiderio si spingono oltre, verso zone più intime, raffigurate come fontane, luoghi di abbondanza, di vita e di piacere inesauribile. In questo quadro il piacere non è solo fisico, ma anche immaginativo: il corpo diventa territorio simbolico, un giardino segreto in cui smarrirsi è un atto di abbandono reciproco. C’è una celebrazione della libertà del desiderio, che non viene trattenuto o giudicato, ma invitato a scorrere seguendo il proprio impulso naturale. L’eros appare come una forza creativa, capace di trasformare la vicinanza dei corpi in una forma di comunicazione silenziosa e profonda. L’intimità, lontana da ogni freddezza, viene elevata a momento sacro, in cui vulnerabilità e piacere coincidono e si alimentano a vicenda, dando valore tanto al contatto quanto alla fiducia che lo rende possibile.

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