Come in tutti i grandi sentimenti, l'amore o la follia non è questione di dare e avere: è una questione di parità, il che è una convenzione fra le parti.

Aldo Busi
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La nostra interpretazione

L’amore, come ogni sentimento radicale e totalizzante, non può essere ridotto a un rapporto di scambio, a un bilancio tra ciò che si dà e ciò che si riceve. Quando viene gestito come un conto economico, perde la sua natura più autentica e profonda. La dimensione decisiva non è la quantità del dare, ma il riconoscimento reciproco: due persone che si riconoscono su uno stesso piano, accettando l’altro non come debitore o creditore, ma come pari. Questa parità non nasce da automatismi o regole esterne, ma da una sorta di patto tacito, una scelta condivisa di mettersi allo stesso livello, con le stesse responsabilità affettive e morali. L’idea di convenzione tra le parti suggerisce che l’amore non è solo istinto, ma anche decisione comune, accordo implicito sul valore dell’altro e sulla dignità del legame. Lo stesso vale per la follia intesa come estremità emotiva: non è tanto un eccesso isolato, quanto una condizione che si costruisce in due, nel reciproco riconoscimento di una zona di eccezione dove valgono regole diverse da quelle del calcolo quotidiano. In questo orizzonte, il sentimento autentico si misura nella capacità di uscire dalla logica dell’utile e dell’utile, per entrare in uno spazio in cui nessuno domina, nessuno è sottomesso e la misura del rapporto è l’equilibrio liberamente accettato fra le persone coinvolte.

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