L'amore si logora con la gioia, come le forze dopo un riposo prolungato, non c'è che la lotta per conservarlo.
— Alphonse Karr
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La nostra interpretazione
L’immagine dell’amore che si consuma nella gioia suggerisce un paradosso soltanto apparente: ciò che è più prezioso non si mantiene intatto abbandonandosi all’inerzia, ma esige uno sforzo continuo. La soddisfazione, il comfort, la ripetizione delle stesse felicità possono far perdere tensione, presenza, cura. Come un corpo che, dopo un lungo riposo, perde forza e prontezza, anche il legame affettivo rischia di indebolirsi quando tutto è dato per scontato e non esiste più alcun movimento interiore.
L’immagine della lotta indica un impegno vigile, una scelta che si rinnova, la volontà di non lasciare che l’abitudine o la pigrizia erodano il sentimento. L’amore non è un bene statico: vive di dinamismo, di attenzione reciproca, di piccoli atti quotidiani che lo proteggono dall’usura del tempo. Ciò che appare sicuro e acquisito, se non viene alimentato, lentamente si spegne. Il vero rischio non è la sofferenza, ma l’anestesia emotiva. Per questo la gioia, quando diventa solo comodità, non basta: occorrono anche prove, scelte difficili, rinunce e sforzi condivisi per mantenere viva la qualità del legame. La vitalità dell’amore dipende dalla capacità di non cedere alla passività, di rinnovare il desiderio e di difendere la relazione, anche quando apparentemente nulla la minaccia.
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