Pian piano si finisce, un brutto giorno, a non amare che se stessi: insulso, freddo e triste amore!

Alphonse Karr
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La nostra interpretazione

Il pensiero esprime una lenta trasformazione che conduce a una forma di chiusura emotiva: dopo delusioni, ferite o abitudini di indifferenza, il cuore si restringe fino a riconoscere come unico oggetto d’amore la propria persona. Questo processo non avviene all’improvviso, ma si consuma nel tempo, quasi di nascosto, finché un giorno ci si ritrova incapaci di rivolgere affetto autentico verso gli altri. L’amore, che dovrebbe essere dono, apertura, rischio, diventa così un sentimento sterile, ripiegato su se stesso. Viene definito insulso, freddo e triste perché privo di scambio, di calore, di quella vitalità che nasce dall’incontro con l’altro. Amare solo se stessi equivale a vivere in una stanza senza finestre: nulla entra, nulla esce, e ciò che rimane alla fine è una sorta di vuoto mascherato da autoconservazione. Dietro questo ripiegamento spesso si nasconde la paura di soffrire ancora, ma il prezzo pagato è la perdita della vera intensità affettiva. Invece di proteggere, questo eccesso di centratura su di sé condanna a una solitudine interiore che svuota di senso relazioni e desideri, lasciando l’esistenza emotiva impoverita e incolore.

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