Gli uomini non si consolano di un grande amore finito: preferiscono dimenticarlo.
— Angelo Gatti
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La nostra interpretazione
Le parole di Angelo Gatti descrivono la difficoltà umana nel confrontarsi con la fine di un sentimento grande e profondo. Quando un amore ha avuto un peso enorme nella vita di una persona, la sua conclusione non lascia semplicemente un vuoto; apre una ferita che appare quasi impossibile da rimarginare con la sola forza del tempo o della razionalità. Invece di attraversare fino in fondo il dolore, molti scelgono la via dell’oblio: cercano di cancellare ricordi, immagini, abitudini e perfino parti di sé che si erano costruite insieme all’altro. Non si tratta soltanto di dimenticare l’altra persona, ma di mettere a tacere ciò che quel legame ha rappresentato: sogni, aspettative, identità condivise. La consolazione richiederebbe un’accettazione matura della perdita e la capacità di integrare quell’esperienza nella propria storia personale. Tuttavia, questo processo è spesso troppo doloroso, perché costringe a riconoscere quanto si è vulnerabili, quanto ci si è esposti. Per molti è più semplice sostituire la memoria con il silenzio, convincersi che sia meglio non ricordare per poter continuare a vivere. In questa fuga dalla memoria c’è insieme fragilità e istinto di sopravvivenza: si rinuncia alla profondità del passato pur di non restare prigionieri di un dolore che sembra non avere rimedio.