Se il sogno muore, che ne sarà del sognatore? E se muore il sognatore, che ne sarà del sogno...?— Arthur B. Chandler
Se il sogno muore, che ne sarà del sognatore? E se muore il sognatore, che ne sarà del sogno...?
L'anima nel sogno è isolata e quasi senza ricordo del contenuto normale del corso della vita vigile.
Dai sogni si ricavano molte cose. Ma dobbiamo anche ammettere che sono soltanto frammenti della nostra attività psichica notturna.
L'esperienza del sogno si presenta come un fatto estraneo, inserito fra due periodi di vita che sono perfettamente contigui e si prolungano l'uno nell'altro.
Non agogno che la virtù del sogno: l'inconsapevolezza.
Chi sogna è staccato dal mondo della coscienza vigile.
Il sogno di uno solo è l'illusione, l'apparenza; il sogno di due è già la verità, la realtà. Che cos'è il mondo reale se non il sogno di tutti, il sogno comune?
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace!
I sogni si avverano: se non esistesse questa possibilità la natura non ci spingerebbe a sognare.
Una delle fonti a cui il sogno attinge per la sua attività riproduttiva elementi in parte non ricordati né utilizzati dall'attività psichica dello stato di veglia, è la vita infantile.
E se ci chiudono la porta dei sogni, siamo già morti.