Se ti dice di no, non crederci. Se ti dice di sì, non fidarti.
— Arthur Bloch
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La nostra interpretazione
Le parole mettono in scena una profonda sfiducia nei confronti delle dichiarazioni e delle promesse che si scambiano in una relazione. L’idea centrale è che ciò che viene detto, sia esso un rifiuto o un consenso, non coincide mai pienamente con la realtà interiore di chi parla. Il “no” non è davvero definitivo, il “sì” non è davvero rassicurante. Si apre così un territorio di ambiguità, in cui ogni affermazione affettiva è sospetta: non esiste garanzia, non esiste parola che possa mettere davvero al riparo dal dubbio, dal cambiamento, dalla delusione.
Questo sguardo mette in evidenza quanto siano fragili le certezze costruite sulle dichiarazioni, e quanto complesso sia fidarsi, soprattutto quando si parla di sentimenti. L’esperienza suggerita è quella di rapporti dove ciò che viene promesso non viene mantenuto, oppure dove un rifiuto non esprime davvero la profondità dei sentimenti. Ne emerge una visione amara delle relazioni, in cui tanto l’assenso quanto il diniego risultano inaffidabili, e l’altro rimane opaco, difficilmente leggibile. Il risultato è una sensazione di precarietà emotiva: nulla è stabile, nulla è davvero garantito, e ogni parola d’amore può rivelarsi provvisoria o ingannevole.