Il mondo stesso è il giudizio universale.
Ognuno ha sempre bisogno di una certa quantità di preoccupazioni, sofferenze o necessità, come la nave, per procedere fermamente e in linea retta, ha bisogno della zavorra.
Ogni separazione ci fa pregustare la morte. Ogni riunione ci fa pregustare la risurrezione.
Quando ci si accorge che l'avversario è superiore e si finirà per avere torto, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani, cioè si passi dall'oggetto della contesa (dato che lì si ha partita persa) al contendente e si attacchi in qualche modo la sua persona.
La grande massa pensa assai poco perché le mancano il tempo e l'esercizio necessari. Ma, così, conserva molto a lungo i suoi errori.
Presupponendo il libero arbitrio ogni ragione umana sarebbe un miracolo inspiegabile, un effetto senza causa.
Il mondo non è meno strano fuori dei manicomi che dentro.
Il mondo è simile alle donne: con verecondia e con riserbo da lui non si ottiene nulla.
Gabbia de' matti è il mondo.
Sono sempre più convinto che non bisogna giudicare Dio da questo mondo, perché è soltanto un abbozzo che gli è riuscito male.
Il mondo è un bel libro, ma poco serve a chi non lo sa leggere.
L'onnipresente bruttezza del mondo moderno, misericordiosamente velata dall'assuefazione, riappare brutalmente alla nostra prima anche minima angoscia.
Sorrideva quand'era disgustato dal mondo. Lo giudicavano pertanto felice.
Per riuscire a capire il mondo, a volte bisogna distrarsi.
In un mondo d'arrivisti buona regola è non partire.
Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano senza fare nulla.