Lo dovevamo affogare nella saliva, il mondo.
Qualche volta penso che la gente comincia a bucarsi soltanto perché, senza neanche rendersene conto, ha una gran voglia di un po' di silenzio.
A volte la crudeltà ti viene d'istinto. Non puoi esserne fiera, ma puoi sforzarti di rendertene conto.
Devo creare un sistema o essere fatto schiavo dal sistema di un altro.
Il consumismo capitalistico non è più in grado di estendere il credito ai suoi cittadini per perpetuare un programma di shopping e riproduzione senza tregua che, ormai svelato nella sua fondamentale natura di raggiro a vantaggio dei megaricchi, non ha più conigli da estrarre dal cilindro.
Il mondo è sempre lo stesso, giacché tutto in esso è sempre imprevisto!
Entro i confini del mondo non vi può essere esilio di sorta: nulla infatti che si trovi in questo mondo è estraneo all'uomo.
Due voci possenti ha il mondo: la voce del mare e la voce della montagna.
Il mondo non vuole salvezza, vuole un salvatore: l'intermediare è il suo bisogno più specifico.
Questo mondo, che è lo stesso per tutti, non lo fece alcuno degli dèi, né alcuno degli uomini, ma è sempre stato ed è e sarà fuoco eternamente vivo, che al tempo dovuto si accende e al tempo dovuto si spegne.
Il mondo è come un contadino ubriaco. Non fai in tempo ad aiutarlo a montare in sella da una parte che subito cade dall'altra.
Distacchiamoci dal mondo in cui tutto è follia e vanità.
Il mondo lo considero per quello che è: un palcoscenico dove ciascuno deve recitare una parte, e la mia è una parte triste.
Il mondo è come un tavolo da gioco predisposto in modo tale che tutti quelli che entrano nel casinò devono giocare e tutti a lungo andare devono perdere, chi più chi meno, anche se di quando in quando possono realizzare una vincita provvisoria.
Il mondo non è uno spettacolo, ma un campo di battaglia.